In questo periodo, di giorno a scuola e la sera e la notte in teatro, s’innamora di una comparsa, con cui ha una storia molto appassionata.

 

Dopo l’esame di maturità s’iscrive all’università di Berlino e studia medicina. I suoi studi s’interrompono nel 1914 quando scoppia la Prima Guerra Mondiale. Perls ha 21 anni. Dopo la guerra, nel 1918, riprende gli studi a Berlino, per un periodo anche a Friburgo, e si laurea in medicina nel 1920. Comincia a praticare come neuropsichiatra e il gruppo di pazienti da lui seguito è molto diversificato.

 

Trascorre il tempo libero con i suoi amici, soprattutto nel “Romanisches Café”, un luogo d’incontro per il gruppo degli avant-gardisti. In questo locale incontra il gruppo del Bauhaus (grande influenza sull’architettura) e gli scrittori del gruppo “Die Brücke”. Faceva parte di questo gruppo il filosofo Sigmund Friedländer, che con il suo libro “Kreative Indifferenz” ha dato un fondamento importante al pensiero di Perls.

 

Fino a quel momento, Perls aveva tentato di dare qualche risposta e ordine alla confusione che sentiva nella sua vita attraverso lo studio della filosofia classica. Studiava Platone, Aristotele e Kant. Ma è solo con Friedländer che trova quello che cercava.

  

La sua tesi di laurea, “Lipodystrophia adiposo-genitalis” (una malattia femminile che produce nella donna magrezza nella parte inferiore del corpo e grassezza in quella superiore), gli dà il titolo di “dottore” necessario per praticare negli Stati Uniti.

 

Da ottobre del 1923 ad aprile del 1924, Perls lavora nel reparto di neurologia di un ospedale di New York. Difficoltà con la lingua e differenze nell’approccio lavorativo fanno sì che Perls ritorni in Germania molto deluso.

  

Il pessimo rapporto con il padre, l’esperienza militare in Belgio, il rapporto non bello con la madre e una relazione sentimentale molto confusa, portano Perls a cercare aiuto per mettere ordine in se stesso. Inizia una terapia con Karen Horney, all’epoca uno dei più eminenti psicoanalisti, nota per le sue idee innovatrici. È il 1926. Lo stesso anno, anche su consiglio della Horney, Perls si trasferisce da Berlino a Francoforte, dove lavora come assistente di Kurt Goldstein presso l’istituto per le lesioni cerebrali. Prosegue la sua terapia con un’allieva della Horney, Clara Happel. Improvvisamente, dopo un anno, la Happel dichiara Perls libero da tutte le sue nevrosi e gli annuncia che la terapia è terminata. Perls può quindi continuare la sua formazione come psicoanalista, lavorando sotto la supervisione di due analisti esperti. Happel gli suggerisce di farlo a Vienna, il centro internazionale della psicoanalisi. I suoi supervisori sono Helen Deutsch e Edward Hitschmann, entrambi eccellenti formatori e psicoanalisti. A Vienna, Perls lavora nell’ospedale psichiatrico di Paul Schilder. Contemporaneamente segue la formazione teorico-pratica presso l’Istituto Psicoanalitico di Vienna.

  

Dopo un anno, nel 1928, torna a Berlino, dove comincia a praticare come psicoanalista., iniziando nello stesso tempo un nuovo percorso di psicoanalisi con E. J. Harnik, un’esperienza estremamente negativa che dura un anno e mezzo. Perls fugge da questa analisi, sposandosi con Lore Poster, nonostante il parere contrario del suo analista.

 

Ancora non soddisfatto di se stesso, Perls torna da Karen Horney, che gli suggerisce di andare da Wilhelm Reich, secondo lei l’unico terapista in grado di raggiungerlo. Infatti, la terapia funziona. Non è chiaro per quanto tempo Perls si sia sottoposto a terapia con Reich, ma probabilmente fino al 1933, l’anno in cui i nazisti prendono il potere in Germania e Reich si rifugia in Danimarca e Perls in Olanda. L’influenza di Reich su Perls è stata molto importante. Ad Amsterdam, Perls si sottopone a terapia con Karl Landauer, anche lui fuggito dalla Germania.

 

Complessivamente, Perls è stato in analisi dal 1926 al 1935 con sette analisti diversi. 

  

Perls si sposa con Lore Poster (Laura Perls) nell’agosto del 1929. Lei ha 24 anni, lui 37. Si erano incontrati a Francoforte, dove anche Laura lavorava all’istituto di Goldstein.

 

Lore, o Laura, era una persona molto erudita, la prima donna in Germania ad avere frequentato il liceo classico. Aveva studiato psicologia e si era laureata in psicologia della Gestalt. I suoi interessi culturali erano vasti: suonava il pianoforte (era stata incerta se scegliere l’università o il conservatorio), scriveva poesie, conosceva la letteratura.

 

Lore e Perls hanno due figli: Renate, nata nel 1931 a Berlino, e Steve, nato a Johannesburg, in Sud Africa, nel 1935. Il matrimonio è descritto da Perls più come una relazione tra compagni che come una relazione d’amore.

  

Il soggiorno in Olanda rappresenta un periodo di grande povertà: non potendo esercitare come analista, Perls dipendeva dagli aiuti dell’organizzazione dei rifugiati.

 

Ernest Jones, molto attivo nell’aiutare nella ricerca di lavoro i colleghi fuggiti dalla Germania, suggerisce a Perls di andare in Sud Africa e di fondarvi un istituto di psicoanalisi. L’iniziativa ha molto successo e, lavorando come psicoanalista e come formatore di psicoanalisti, in breve tempo Perls raggiunge il benessere economico, tanto da permettersi di fare costruire la prima casa in stile Bauhaus, con annessa piscina, di tutto il Sud Africa. È un periodo di benessere, nel tempo libero pratica diversi sport (nuoto, pattinaggio, prende il brevetto di pilota d’aereo).

  

Nel 1936, anno del congresso internazionale di psicoanalisi in Cecoslovacchia, per l’occasione Perls scrive un saggio dal titolo “Resistenze orali”, un’idea molto controcorrente, visto che fino a quel momento la resistenza era definita come “anale”, suscitando quindi molte perplessità.

  

Perls ha preparato un incontro con Freud. Prima non si considerava degno, ma adesso ha creato un altro ramo dell’albero della psicanalisi (l’istituto in Sud Africa), ha sviluppato un’idea sua (“resistenze orali”) e ha fatto un viaggio di 4.000 chilometri per partecipare al congresso del suo maestro. 

 

Si reca all’appuntamento fissato e viene ricevuto da una donna anziana, che gli dice di aspettare. La porta si apre un poco e lì, davanti ai suoi occhi, c’è lui “Mi sembrò strano che Freud non entrasse nella stanza, ma fino a quel momento non sapevo nulla delle sue fobie”.

 

Perls: “Sono venuto dal Sud Africa per dare una lezione e per incontrarla”.

 

Risposta: “E beh, e quando torni in Sud Africa”

 

“Non ricordo nient’altro della conversazione che seguì, che durò circa quattro minuti. Ero scosso e disilluso”.

 

La prima reazione di Perls è di confusione, poi di rabbia. Più tardi, nella sua autobiografia, Perls dichiara di essersi sentito “molto ferito”. “Ti faccio vedere io, non puoi farmi questo, questo è quello che mi dai per la mia lealtà?”.

 

Perls non dà alcuna indicazione sul fatto se sapesse o meno che in quel periodo Freud era molto malato (cancro alla mandibola) ed aveva molte difficoltà a parlare.

 

Questo incontro con Freud deve essere stato una spinta molto profonda a contrastare gli errori (secondo quanto dichiarato da Perls) di Freud e di fondare una nuova corrente terapeutica autonoma (la Gestalt).

  

Non avere mai avuto la possibilità di un incontro e di un dialogo personale con Freud è un “conto aperto” molto importante nella vita di Perls. Ciò è dimostrato chiaramente da un frammento di terapia che si svolge 35 anni dopo. Perls sta lavorando con Barbara. In questo lavoro, Barbara, anche lei terapista, dice che deve smettere di imitare altri terapisti più famosi, come Perls per esempio. Perls le chiede di imitarlo, quindi Perls diventa il paziente e Barbara la terapista che imita Perls. Perls frustra ogni tentativo di Barbara, dicendo che lei è così vecchia, saggia e competente e che quindi spetta a lei fare tutto il lavoro.

  

Barbara: “Noto che qualunque cosa succeda, qualunque cosa ti proponga, tu mi dici “no, non so come fare, tu mi devi dire cosa devo fare e come”.

 

Perls: “Ma certo, se non avessi bisogno di aiuto, non sarei qui. Questa è la mia malattia, non capisci?”.

 

B.: “Parla con la tua malattia”.

 

P.: “Ma la mia malattia non è qui, come posso parlare con lei? E anche se parlassi con lei, non mi ascolterebbe, perché questa è la malattia.

 

B.: “Io ascolterò. Qualcuno ti ha dato questa malattia?

 

P.: (piano) “Sì”

 

B.: “Chi?”

 

P.: “Sigmund Freud” (nel gruppo ci sono risate fragorose)

 

B.: “Mi rendo conto che Freud non è qui, che lui...”

 

P.: “Ma sono stati sette anni di contaminazione per me”

 

B.: (ridacchiando) “Ma in questo sono superiore a te, perché sono stata dieci anni in psicoanalisi, non dirmi quanto è terribile. Potresti parlare con Sigmund?”

 

P.: “Ma no, non posso, lui è morto”

 

B.: “Sei cambiato, questa è la prima volta che sbagli. Cosa provi adesso?”

 

P.: “Una grande tristezza che lui sia morto prima che potessi parlare con lui da uomo a uomo”.

 

B.: (piano) “Penso che puoi ancora parlare con lui. Vuoi farlo?”

 

P.: “Ma, uh...”

 

B.: “Bene (pausa). Io ascolto”

 

P.: “Sono bloccato. Vorrei farlo. Voglio essere il tuo paziente in questo momento e... uh... (parlando lentamente) Il professor Freud... un grande uomo... ma molto malato... Lei non può farsi toccare da nessuno... Lei deve dire cos’è il problema e la Vostra parola è sacra. Vorrei che Lei mi ascoltasse. In un certo senso so più di Lei. Lei avrebbe potuto risolvere il problema delle nevrosi. E io sono qui... un uomo semplice... con l’aiuto di Dio ho scoperto il segreto semplice che quello che è, c’è. Non lo ho scoperto io. È stata Gertrude Klein. Io la imito. No, imitare non è la parola giusta. Mi sono trovato nello stesso stile di vita, nello stesso modo di pensare di lei. Non come un intellettuale, ma proprio come una pianta umana, animale, ed è qui che lei è stata cieca. Lei moralizzava e difendeva il sesso, tagliandolo fuori dal contesto della vita. Così ha mancato la vita”

 

(Il gruppo è silenzioso e Perls si gira verso Barbara)

 

“Beh, la tua copia di Fritz non era così male. (dà un bacio a Barbara). Tu hai fatto qualcosa per me”.

 

B.: “Grazie Fritz”

 

 

Al congresso menzionato c’era anche Reich. Anche l’incontro con Reich fu deludente. Reich era in una grande crisi. Nel 1932 era stato radiato dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi, specialmente perché il suo libro sull’analisi del carattere era troppo divergente dall’analisi classica. Sotto sotto, però, il vero motivo era perché Reich era un marxista militante. Durante il congresso Reich fu evitato da tutti ed era così depresso che quasi non riconobbe Perls.

 

Ritornato in Sud Africa, Perls riprende il suo lavoro sperimentando nuove idee, in parte all’interno della psicoanalisi classica, in parte esplorando nuove strade. A Durban scrive un libro, pubblicato nel 1942, dal titolo “Ego, Hunger and Aggression – a Revision of Freud’s Theory on Method”.

 

Nello stesso anno, firma di nuovo come volontario per l’esercito, questa volta con gli inglesi. Come medico e psichiatra lavora di nuovo con i soldati feriti nella guerra.

 

Finita la guerra, nel 1946, non ne può più del crescente fascismo e dell’aumento della politica dell’“apartheid” in Sud Africa. Parte per la seconda volta per New York, dove incontra Paul Goodman ed Erich Fromm. Entrambi conoscevano e avevano letto il suo libro, che nel frattempo era stato pubblicato negli Stati Uniti e in Inghilterra. Fromm lo introduce negli Stati Uniti e nel giro di qualche mese lo studio di Perls a New York prospera.

 

Nel 1947 arrivano a New York anche Laura e i due figli. Ancora una volta bisognava costruire una nuova vita. Perls aveva 54 anni.

 

L’associazione con Paul Goodman diventa molto importante. Goodman (filosofo, scrittore, anarchico) era una figura molto importante nell’avanguardia culturale di New York. Aveva intorno a sé un gruppo di persone, innovatrici nelle loro rispettive professioni: Merce Cunningham, danzatrice; John Cage, compositore; Julian Beck e sua moglie Judith Malina,  fondatori del “Living Theatre”. Si crea un gruppo stabile che approfondisce le idee terapeutiche di Perls.

 

In questo gruppo, Perls era la terza persona in ordine d’importanza, dopo Goodman e Laura, in parte perché aveva un approccio più pratico, in parte perché non riusciva a contrastare la potenza intellettuale dei due. Accetta quindi volentieri numerosi inviti a tenere lezioni e workshop in ogni parte degli Stati Uniti. Ancora una volta, era spesso lontano da Laura. Contemporaneamente, intorno a questo trio si forma una sorta di gruppo di formazione che assiste alla nascita di questa nuova forma di terapia. Fanno parte del gruppo terapisti come Jim Simkin, Eliot Shapiro, Isadore Fromm, Paul Weisz.

 

Il risultato di questa esperienza di gruppo è duplice:

  

- alla fine del 1951 viene pubblicato “Gestalt Therapy, Excitement and Growth in the Human Personality”;

  

- all’inizio del 1952, a Central Park West no. 315, viene fondato il Gestalt Institute of New York.

 

 

Nonostante questi successi, Perls non si sente a suo agio a New York. Secondo Laura non poteva accettare di non essere la figura più importante nel gruppo.

 

 

Nel 1956, Perls parte per la più calda e soleggiata Miami, uno dei posti dove aveva attirato intorno a sé un piccolo gruppo di professionisti interessati (alle sue teorie). Aveva 63 anni e ancora una volta doveva trovare un nuovo posto dove vivere.

 

Dopo avere vissuto per un anno in un appartamento non esattamente “chic”, inizia una relazione con Marty Fromm, anche lei ormai terapista della Gestalt. Questa relazione continuerà, con diversi gradi d’intensità, fino alla sua morte.

 

Ma anche a Miami non trova pace. Lavora per un periodo a Columbus, in Ohio, presso l’istituto di formazioni di psichiatri, ma non sopporta l’atmosfera accademica e torna a Miami.

 

Nel 1959, un altro amico, Wilson van Dusen, lo invita a venire in California per lavorare come consulente al Mendocino State Hospital.

 

A parte il lavoro come consulente e qualche paziente, non aveva molto da fare. Stava sperimentando pesantemente con l’LSD, con l’effetto di diventare abbastanza paranoico e di sentirsi non riconosciuto da nessuno.

 

Simkin, uno dei suoi allievi di New York che si era stabilito a Los Angeles, lo aiuta molto in questo periodo.

 

Simkin, ebreo molto ortodosso che aveva molta difficoltà ad accettare lo stile di vita di Perls, ma che nello stesso tempo nutre una grande ammirazione per il suo originale talento, lo aiuta a costituire un gruppo di formazione. Il secondo gruppo inizia sei mesi dopo.

 

Perls è sempre molto irrequieto e decide di fare un viaggio intorno al mondo. Prima visita il Giappone, per approfondire e sperimentare personalmente la pratica del Buddismo Zen. Poi si reca in Israele (a Eilath), dove trascorre un periodo positivo. Si divertiva parecchio con i “figli dei fiori” che vivevano sulle spiagge. Il viaggio di Perls dura complessivamente 15 mesi.

  

Tornato a Los Angeles nel 1964, partecipa ad un convegno dove erano stati invitati tutti gli innovatori nel campo della psicoterapia e della crescita personale.

 

Il convegno si tiene a Big Sur, in California, e segna l’inizio di Esalon, il centro diventato famoso in tutto il mondo, dove si concentravano tutte le novità nel campo della crescita personale, della meditazione, degli stati di coscienza alterati, della filosofia orientale, della psicologia, della psichiatria e della psicoterapia.

 

Insieme a Virginia Satir, Perls diventa il primo coordinatore permanente di un programma fisso.

 

In questi prima anni, Perls non era ancora molto conosciuto, i suoi workshop non attiravano molte persone. La celebrità arrivò dopo.

  

In questi anni, Perls era una persona impossibile, trattava le persone malissimo. Soffriva di angina e aveva una disfunzione al cuore. Usava l’LSD e altre droghe.

 

Solo successivamente, dopo avere smesso con tutto questo e dopo un trattamento di Rolfing (da Ida Rolf) e tanto sostegno da parte dei suoi ex-allievi, emergono i suoi lati più dolci e teneri.

 

Continua a viaggiare per tutta l’America, visitando anche Laura a New York, che diceva di lui: “Fritz non mi ha mai lasciato davvero, solo ci voleva sempre più tempo prima che lui tornasse”.

 

Dal 1964 al 1969 vive ad Esalon, attirando molti professionisti che volevano essere formati come terapisti della Gestalt.

  

Nel 1969, Perls era ormai famoso, anche se non era la sola celebrità ad Esalon. Per questo motivo, desidera sempre di più avere una comunità tutta sua, un “Gestalt-Kibbutz”. La sua prima idea è di fondarlo nel New Mexico, ma il progetto non va in porto. Nel giugno del 1969 fonda una Gestalt Community a Lake Cowichan, a Vancouver Island, in Canada. Nell’inverno dello stesso anno fa un ultimo viaggio in Europa. A febbraio del 1970 tiene ancora un paio di workshop. A inizio di marzo è ricoverato all’ospedale di Chicago. Dopo una pesante operazione, muore il 14 marzo.

  

Secondo Bob Shapiro, che era presente alla sua morte, Perls si sedette dritto nel letto e l’infermiera presente gli disse: “Lei deve restare sdraiato”, Perls la guardò e disse: “Non dirmi quello che devo fare”, poi ricadde indietro e morì. Aveva 76 anni.